I miei primi ricordi calcistici, almeno quelli più “coscienti“, risalgono al mondiale spagnolo del 1982. Esatto, quello di Bearzot, Zoff, Paolo Rossi, Tardelli, Bruno Conti e Pertini. Il mondiale che la mia generazione continua ad avere nel cuore, molto di più di quello tedesco del 2006. Ecco, uno dei ricordi più vivi di quel mondiale, inspiegabilmente, continua ad essere la partita che vide l’esordiente Algeria, sconosciuta a quei livelli, battere meritatamente per 2-1 la grande Germania Ovest di Rummenigge, che poi sarà vicecampione del mondo a Madrid. Una gigantesca sorpresa, anche se con il senno di poi parecchi giocatori di quella squadra verranno rivalutati. Tra gli algerini spiccavano per esempio Djamel Zidane (lo zio di quell’altro, esatto) e soprattutto Rabah Madjer, il futuro “Tacco di Allah“, che segnò un gol nella storica vittoria. Alla fine il girone vide il passaggio di Germania e Austria grazie alla “provvidenziale” vittoria per 1-0 dei tedeschi contro gli austriaci, l’unico risultato che poteva far passare entrambi al secondo turno. Malgrado l’eliminazione per il vergognoso biscotto germanico, l’Algeria, un paese esistente da solo vent’anni, tornava a casa a testa alta, guidata dal suo allenatore e leader Rachid Mekhloufi. Un nome che probabilmente dice poco alla maggioranza dei tifosi, ma che fu protagonista di una straordinaria storia qualche anno prima.
L’8 Maggio del 1945 fu un giorno speciale: la Germania nazista firmava la resa e finiva la Seconda Guerra Mondiale. Si festeggiava dappertutto, anche nella città algerina di Sétif, dove durante una manifestazione di algerini musulmani la durissima repressione della polizia francese portò ad una serie di violentissimi scontri e massacri che videro la morte di oltre cento europei, la maggior parte dei quali civili piedi neri francesi. La risposta delle autorità francesi si distinse per ferocia e spietatezza: settimane di bombardamenti e violenze portarono alla morte di migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini algerini. Ci si trovava in piena decolonizzazione e in Algeria, occupata dai Francesi dal 1830, la fiamma della rivolta contro i colonizzatori si espandeva inarrestabile. Tra i bambini di Sétif c’era pure il piccolo Rachid Mekhloufi, che venne segnato profondamente dalle terribili violenze di quei giorni di fuoco alle quali dovette assistere senza aver compiuto neppure nove anni. Il movimento indipendentista algerino cresceva continuamente e il governo francese tentò in tutti i modi di spegnere la voglia di libertà della popolazione locale. Il Fronte di Liberazione Nazionale si distinse nella “guerra” contro gli occupanti francesi ed entrambe le parti, soprattutto quella transalpina, utilizzarono sporchi metodi, massacrando migliaia e migliaia di innocenti.
Nel frattempo Rachid cresceva e diventava una grandissima promessa del calcio algerino/francese, sino allo sbarco nell’allora grande squadra del Saint Etienne, a 18 anni, dove il suo grande talento lo fece subito diventare uno dei migliori attaccanti del campionato francese. Nel 1957 il Saint Etienne vinse il campionato e Mekhloufi era probabilmente il miglior giocatore della squadra campione, tant’è vero che aveva già disputato qualche incontro con la selezione nazionale transalpina ed era stato selezionato per disputare in maglia francese il Mondiale di Svezia del 1958, dove avrebbe dovuto far coppia con il fenomenale Just Fontaine e altri assi come Raymond Kopa e dove i Bleu partivano tra i favoriti. Un giorno di Aprile del 1958 però le cose presero una piega diversa: Rachid Makhloufi e altri calciatori di origine algerina come Kermali, Tifour e Zitouni, tutti nazionali francesi, letteralmente sparirono. Ovviamente non poteva essere un caso, e infatti non lo era: tutti i calciatori si ritrovarono qualche giorno dopo ad Algeri a formare la squadra del Fronte di Liberazione Nazionale, che doveva aiutare la causa algerina nel mondo. Una decina di calciatori professionisti che abbandonarono tutto, lasciandosi dietro una vita comoda nelle città francesi, per abbracciare pienamente la causa rivoluzionaria algerina formando una squadra osteggiata da tutto e tutti. La FIFA, dietro pressione della potente federazione francese, minacciò immediatamente sanzioni contro qualunque squadra che avesse deciso di giocare contro gli “evasi” algerini. Malgrado questo la squadra arrivò a giocare ben 91 partite amichevoli nei successivi 4 anni, tutte fuori dal territorio algerino in rivolta, come ovvio, con il fiore all’occhiello della vittoria per 6-1 contro la Jugoslavia a Belgrado. Nel frattempo la guerra sporca tra francesi e algerini provocò centinaia di migliaia di morti, sino al 1962, quando gli accordi di Evian conclusero di fatto la guerra e portarono all’indipendenza dell’Algeria, il 5 Luglio del 1962. Due anni dopo la selezione algerina venne riconosciuta dalla FIFA e finalmente poté disputare incontri internazionali in tutta normalità.
Nel frattempo Rachid Makhloufi, uno degli eroi della squadra dell’FLN che difese la causa algerina in mezzo mondo, decise di tornare a giocare in Francia, da algerino. Ovviamente non poteva essere facile, dopo tutto quello che era successo. Infatti l’accoglienza al calciatore algerino fu ostile e dura, veniva considerato come un traditore. Ma piano piano le cose cambiarono, anche perché l’attaccante portò il Saint Etienne a risalire dalla serie B francese, dove era caduto, per vincere subito il titolo e ripetersi l’anno seguente, un’impresa che ancora oggi in Francia tutti conoscono. Nel 1968 una sua doppietta diede la vittoria alla sua squadra nella finale della Coppa di Francia contro il Bordeaux e il cerchio si chiuse con la consegna del trofeo nelle sue mani da parte del Generale De Gaulle. Nel 1970 si ritirò e qualche anno dopo divenne il selezionatore della nazionale algerina, che condusse a disputare il suo primo mondiale nel 1982, come abbiamo visto, e solo il vergognoso accordo tra tedeschi e austriaci impedì agli algerini di passare il turno. Nulla di questo però sarebbe stato possibile senza quella squadra di evasi, che 25 anni prima decise di abbandonare le comodità francesi per portare il nome dell’Algeria non ancora indipendente in giro per il mondo. Le scelte si pagano, si dice, ma alcune possono anche pagare. Come la scelta di Rachid Mekhloufi, il ribelle.